Gli assenti avevano torto! L'effetto “wow” che il promotore della Florida ha voluto assolutamente creare per la prima opera del suo Gran Premio di ogni follia ha tolto il fiato agli “happy pochi” della società dello spettacolo e della finanza. Nella memoria di un giornalista che ha superato il traguardo dei 500 Gran Premi, mai una gara aveva beneficiato di un simile clamore mediatico e di una “A list” di ospiti da far diventare verdi d'invidia i più grandi festival cinematografici. A fine stagione Miami meriterà i suoi Oscar, quelli alla regia e quelli alle decorazioni. Gioielli dell'architettura Art Déco, la città che vanta la sua eccentricità e il suo lato kitsch si è divertita con pontoni di plastica, mari di resina e decorazioni di cartone. Il “falso” è “chic and shocking”, un po’ come quella serie Netflix di cui conosciamo i piccoli arrangiamenti narrativi, ma che non possiamo fare a meno di guardare e riguardare. Miami, da questo punto di vista, ha interpretato perfettamente la sua partitura. E poi la noia non nasce dall'uniformità? Non è meglio passare da un'Imola ultra "old-school" e simpaticamente disorganizzata, dove si punta sulla tradizione, ad una corsa attorno ad uno stadio dallo spiccato aspetto commerciale, ma dalle potenzialità enormi con un pubblico completamente diverso? SÌ
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