Y. Dalmas: “Un GP di Francia a porte chiuse sarebbe stato soddisfacente? »

Vicino al promotore, l'ex pilota di F1, cresciuto e che vive ai piedi del Circuito Paul Ricard, parla dell'annullamento, divenuto inevitabile ai suoi occhi, dell'evento del Var.

pubblicato 27/04/2020 à 16:19

Medhi Casaurang

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Y. Dalmas: “Un GP di Francia a porte chiuse sarebbe stato soddisfacente? »

Il GP di Francia 2020 non si svolgerà. Come accogli questa decisione?

Bastava ascoltare il governo, vedere le restrizioni messe in atto, per sapere che sarebbe stato complicato. Personalmente non ero molto ottimista. Oggi sono ovviamente deluso, ma sarebbe stato soddisfacente farlo discutere a porte chiuse? Non ne sono sicuro. Davanti alla tv i fan di tutto il mondo troveranno davvero quello che cercano? Senza il fervore del pubblico sugli spalti, davvero non lo saprei. Anche lei fa parte dello spettacolo. 

Sei più ottimista riguardo 24 ore di Le Mans ? Sono protetti dalla data di settembre? 
Dobbiamo elogiare il lavoro dell’ACO – così come dobbiamo elogiare tutti gli sforzi del GIP Grand Prix de France per salvare l’evento – che organizza riunioni per cercare di trovare le giuste risposte. La data di settembre è stata decisa senza indugio, ma penso che dovremo aspettare ancora un po' per vedere se le condizioni saranno davvero soddisfatte.

Le Mans attira più di 250.000 spettatori e c'è una logistica fenomenale da mettere in atto. Se dovremo ancora affrontare questo virus, e nulla indica che non lo saremo, le misure che dovranno essere messe in atto saranno molto complesse data la natura della dura prova.  

Sei preoccupato per il motorsport?
Spero che questo lo porti a ripensarsi e a optare per un modello economico meno costoso. Qualunque cosa si dica del motorsport, il motorsport in generale continua a suscitare grande entusiasmo. Chi ama questo sport oggi sarà lì per sostenerlo domani, ma è giunto il momento di pensare a soluzioni sostenibili.

Anche prima di questo covid-19, la situazione del F1 non era sano. Quando correvo c’erano 26 vetture in griglia, e che oggi siano venti è quasi un miracolo. Non è forse giunto il momento che le strutture più grandi aiutino i più deboli offrendo la propria auto o il proprio sostegno?

Dans le monde de l’endurance que je connais mieux où nous avions beaucoup de constructeurs impliqués avant qu’ils ne partent un à un au point de laisser Toyota bien seul, ne serait-il pas temps que les usines mettent plus de voitures en piste en les confiants à des teams privés ou semi-privés ? La nouvelle réglementation a déjà figé tout un tas de choses pour rendre la discipline plus accessible, et ça va dans le bon sens. 

La domanda oggi è: adattarsi o morire? 
La parola è un po' forte, ma senza dubbio è anche necessaria per colpire la mente delle persone. Dobbiamo urgentemente iniziare a pensare e ad analizzare per riprenderci. Gli sport motoristici devono tornare ad essere accessibili a quante più persone possibile, dall’alto verso il basso della scala. Inoltre, e difendo questa posizione da molto tempo, dobbiamo mettere i piloti al centro del dibattito.

I migliori saranno sempre avanti indipendentemente dalle tecnologie utilizzate, ma dobbiamo renderli meno dipendenti da esse. Tieni presente che sono un fervente sostenitore delle nuove tecnologie del motorsport, in particolare WEC – deve sostenere e contribuire allo sviluppo, ma non deve più andare a discapito della lotta in gara. Credo che questa idea stesse già guadagnando terreno prima di questa crisi sanitaria e spero che il movimento acceleri in seguito.      

Medhi Casaurang

Appassionato di storia del motorsport in tutte le discipline, ho imparato a leggere grazie ad AUTOhebdo. Almeno questo è quello che dicono a tutti i miei genitori quando vedono il mio nome all'interno!

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