È un bellissimo campione del mondo quello che la stagione 2022 ha partorito, al termine di un esercizio dominato dal testa e spalle dopo uno (troppo) rapido spettacolo pirotecnico di Charles Leclerc e Ferrari all'inizio del corso. Tralasceremo gli errori del monegasco a Imola (Italia) e al Paul-Ricard (Var), e i troppi errori del squadra conservare solo la precisione con cui Max Verstappen ha condotto la sua campagna. Non una ruota fuori, non un'azione limite, non una parola inappropriata – o contro la sua squadra a Singapore e Interlagos (Brasile) – sono arrivate a offuscare la sua implacabile conquista del titolo. Bisognava anche dargli quello splendore che il suo primo non ha mai avuto a causa delle manie megalomani di un direttore di gara, Michael Masi, che ad Abu Dhabi si considerava l'unico maestro dopo Dio. Niente di paragonabile quest'anno in Giappone, anche se i capricci del tempo hanno reso caotico uno scenario fin troppo ben scritto questa volta.
Logica rispettataCome spesso accade con l'olandese, nulla è andato come previsto
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