È giusto che la FIA intervenga nella regolamentazione del delfino?

Ogni martedì due dei nostri reporter si concentrano sul dibattito acceso del momento. Questa settimana ci chiediamo se la FIA abbia fatto la cosa giusta intervenendo nella regolamentazione del delfino in F1.

pubblicato 21/06/2022 à 10:00

Jeremy Satis

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È giusto che la FIA intervenga nella regolamentazione del delfino?

La Mercedes è quella che soffre di più del delfinamento. ©Foto DPPI

Fatti : Giovedì scorso, attraverso una direttiva tecnica inviata ai team, la FIA ha deciso di affrontare il problema del delfino, dopo le oscillazioni record registrate a Baku lo scorso 12 giugno. Grazie ad accelerometri posti sotto il sedile e nelle orecchie dei piloti, il legislatore determinerà un tasso massimo di oscillazione che le monoposto non dovranno superare, per tutelare la salute dei piloti.

SÌ, di Jérémy Satis

Non importa, il Harley Knucklehead 1 degli anni 1970 è finito. Per chi ha nostalgia dei gladiatori che ogni domenica rischiavano la vita, questa è una notizia terribile, ma nel XNUMX° secolo la sicurezza è al centro del gioco e non possiamo che gioirne. La difficoltà con la questione del delfino è che si tratta di un pericolo silenzioso, il cui impatto a lungo termine probabilmente non sospettiamo ancora.

Nonostante tutto, non è necessario avere un dottorato in medicina per sapere che queste oscillazioni, questi rimbalzi o come volete chiamarli, non fanno bene né al collo né al cervello. Non va inoltre dimenticato che prima di essere il legislatore di questo sport, la FIA è il garante assoluto della sicurezza dei piloti, che già affrontano troppi rischi intrinseci alla disciplina per non giocare ancora di più con i loro salute e sicurezza, per qualche decimo in più.

L'argomento di Toto Wolff, sicuramente soggettivo sapendo che l'austriaco sta cercando di nascondersi come i suoi colleghi, merita comunque di essere ascoltato. “Almeno un pilota per ogni squadra, con la possibile eccezione diAlfa Romeo et Williams, si lamentavano degli effetti del delfino, che si trattasse di forti dolori alla schiena, al collo o di problemi alla vista.. Mi direte, e avrete ragione, che tutte le squadre hanno i mezzi tecnici, se non per risolvere il problema del delfino, almeno per ridurlo, alzando, tra l'altro, l'altezza da terra delle loro vetture. Ma quanti lo hanno fatto in otto round? L'idea non è quella di fare demagogismo e lanciare sassi alle squadre. Sarebbe ingiusto.

I costruttori stanno infatti investendo centinaia di milioni di euro in F1, per ricercare il minimo guadagno di un centesimo di secondo, e perderebbero decimi preziosi operando meno vicini al suolo pur di soddisfare il comfort dei propri piloti? Ovviamente no. E questo vuol dire quello che significa: se la FIA non lo imponesse, i team non accetterebbero in alcun modo di anteporre la salute dei propri piloti alla prestazione. La maggior parte dei piloti stessi, inoltre, rifiuterebbero di perdere prestazioni per un maggiore comfort. Ed è proprio per questo che ha fatto bene ad intervenire la FIA.

NO, di Gautier Calmels 

Ogni cambiamento regolamentare è un’occasione per mettere tutte le squadre sullo stesso piano. Nell’opinione generale l’annata 2022 è un successo con vetture bellissime che si susseguono e spesso addirittura si superano. L'unico inconveniente erano gli sobbalzi di cui soffrivano tutte le vetture ai primi giri delle ruote. La focena si è autoinvitata alla festa.

Si tratta di un fenomeno nuovo? Assolutamente no ! Tutti i piloti che hanno guidato vetture ad effetto suolo, e gli ingegneri che le hanno progettate, si sono confrontati un giorno con questo... ma non dalla fine degli anni 20esimo secolo e la messa al bando della tecnologia sull’altare della sicurezza. È qui che risiede il problema perché giovani piloti e ingegneri stanno scoprendo il delfino e nessuno strumento di simulazione, per quanto preciso, può fornire una risposta efficace. Quindi bisogna tornare alle origini, sperimentare, scavare il fondo piatto, aumentare l'altezza da terra, giocare con gli angoli degli alettoni, fino ad ottenere un risultato soddisfacente accettando di perdere un po' di prestazioni.

La competizione è una questione di compromesso e alcune squadre, incluso Red Bull e in misura minore Ferrari, hanno lavorato bene e sono riusciti a trovare una soluzione soddisfacente al fenomeno pur mantenendo la testa del gruppo. IL Mercedes W13 invece continua a rimbalzare, spezzando la schiena e le speranze di vittoria dei suoi passeggeri. La FIA ha deciso di affrontare l'argomento in vista del Gran Premio del Canada, di cui non possiamo biasimarla perché lo spettacolo dei piloti scossi da questi missili che saltano a più di 300 km/h ci fa temere il peggio. Dovremmo quindi arrivare alla fine di un legislatore repressivo?

La minaccia del bastone potrebbe indurre qualche somaro a nascondere il proprio delfino nelle prove libere, piuttosto che cercare di risolverlo, per poi ritornarvi in ​​gara con disprezzo per lo sport e la sicurezza, facendo sprofondare la disciplina nel ridicolo più assoluto. Il buon senso non può più essere trascurato, perché per quanto veloce sia la Formula 1, può essere sfruttato al massimo solo da un pilota al massimo delle sue condizioni, non da un burattino mal manovrato dalla sua cavalcatura. La questione è abbastanza seria da permetterci di lasciare che i team si assumano le proprie responsabilità da soli, in accordo con i loro piloti, perché dopo il Performance Balance nessuno vuole il Safety Balance. 

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Jeremy Satis

Grande reporter di F1 e appassionato di formule promozionali

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