John Booth: “Destini legati” con Bianchi

Penso a Jules quasi ogni giorno. Penso a Jules e mi dico che dovrebbe essere con noi per condividere la nostra gioia di essere qui, a Melbourne. Non siamo riusciti a mettere le vetture in pista, ma abbiamo comunque vinto la nostra battaglia. Come vorrei che anche Jules vincesse il suo...

Senza di lui, senza i due punti ottenuti a Monaco lo scorso anno, non saremmo qui. Alla fine sono stati loro a convincere i nuovi investitori del potenziale della squadra. Penso a Jules, e penso anche a Philippe, suo padre, che mi diceva, nei corridoi dell'ospedale di Nizza, che dovevamo trovare un modo per continuare. Non importa il costo. Conosceva le nostre grandi difficoltà, ma pensava che le dovessimo a Jules. Ai suoi occhi, scomparire era come deluderlo. Non siamo scomparsi e saremo sempre al suo fianco.

Essere qui è anche il nostro modo di dire a Jules che la gara non finirà finché non cadrà la bandiera a scacchi. Non so se la nostra presenza ai cancelli potrà essere di aiuto a Philippe e sua moglie, ma lo spero. Per quanto piccolo e insignificante possa essere. Non dico che Jules sia per noi fonte di ispirazione perché, in effetti, lo è sempre stato e lo rimarrà. Il modo in cui ha condotto la sua vita, il modo in cui si è comportato e il modo in cui ha superato le prove parla per lui.

La sua battaglia è la nostra oggi, così come la nostra lo è stata la sua. I nostri destini sono legati e tali rimarranno. Insieme abbiamo sperimentato le gioie più grandi e i dolori più grandi, ricevuto grande incoraggiamento e superato molte prove.

Oggi siamo i primi a uscire dalla peggiore prova che Manor abbia mai conosciuto, e non ho dubbi che anche Jules ce la farà.. Ciò che siamo riusciti a ricostruire durante l'inverno non dimostra forse che la fede può spostare le montagne, che c'è sempre speranza finché ci crediamo? Io ci credo, Manor ci crede.

Jules, la tua squadra è con te!

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