Jean-Pierre Beltoise: Più che un eroe, un simbolo

È un’intera sezione della storia degli sport motoristici che è appena scomparsa. Al di là dei suoi 21 titoli e delle vittorie ottenute a Monaco, Montlhéry, Buenos Aires e Brands Hatch, quest'uomo incarnava un feroce desiderio di vincere, nonostante un handicap fisico che ha sempre voluto ignorare.

pubblicato 06/01/2015 à 13:12

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Jean-Pierre Beltoise: Più che un eroe, un simbolo

Nato il 26 aprile a Boulogne-Billancourt (Hauts-de-Seine), Jean-Pierre era il maggiore di una famiglia di cinque figli: i suoi tre fratelli correvano tutti in moto e la più giovane, Corinne, sposò Christian Bonnal ( che vedremo in particolare al volante di vetture da turismo, negli anni '80 e '90 (ndr) da cui avrà un figlio, Vincent. La famiglia Beltoise gestiva una macelleria nel quartiere Saint-Honoré di Parigi.

Mi sono innamorato delle corse dopo un servizio radiofonico su 24 ore di Le Mans, Jean-Pierre Beltoise iniziò una carriera da motociclista che avrebbe potuto portarlo ai massimi livelli se non si fosse dedicato alle automobili alla prima occasione. Aveva 21 anni quando iniziò, nel 1958, in sella a uno Jonghi 125 cm3, diventando un pilota abituale a Montlhéry. Ma questo inizio della sua carriera fu sconvolto dagli eventi in Algeria, di cui conservò un forte sentimento antimilitarista...

AUTOhebdo racconta dettagliatamente l'eccezionale carriera di Jean-Pierre Beltoise nel numero 1993, disponibile da ieri sera in versione digitale su tutte le piattaforme, e da domani in edicola.

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