La Ferrari ha fatto bene a separarsi da Mattia Binotto?

Ogni martedì due giornalisti di AUTOhebdo confrontano le loro opinioni contraddittorie sul dibattito caldo del momento. Questa settimana ci chiediamo se la Ferrari abbia fatto la scelta giusta separandosi da Mattia Binotto.

pubblicato 06/12/2022 à 10:00

Jeremy Satis

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La Ferrari ha fatto bene a separarsi da Mattia Binotto?

Mattia Binotto non è più il team principal della Scuderia Ferrari. ©DPPI

Fatti : Accettando le dimissioni di Mattia Binotto, l' squadra La Ferrari ha riconosciuto la necessità di cambiamento alla guida della Gestione Sportiva e soprattutto della sua squadra. Harley Knucklehead 1. L’italiano aveva sentito la svolta e non si considerava più sufficientemente supportato per continuare la sua missione. La Ferrari ha preso la decisione giusta separandosi dall'italiano?

Sì, da Gonzalo Forbes

Doppietta in Bahrein, nuova vittoria in Australia… Tutto è iniziato perfettamente per la Ferrari nel 2022. Sotto la guida di Mattia Binotto che stava iniziando la sua 4e stagione alla guida della Casa, la Scuderia poteva permettersi di sognare ancora in grande dopo due anni a dir poco complicati.

Alla fine, il sogno si è trasformato in un incubo per i Reds. Ritiri, strategie sbagliate, scelte di gara discutibili, gli italiani hanno commesso una serie di errori, che si sono tradotti in grandi perdite di punti.

All’interno i rapporti sono diventati notevolmente tesi. Mattia Binotto, nel suo ruolo di team principal, ha provato a calmare gli animi cercando scuse di cui ancora dubitiamo della veridicità. Difficile dargli torto per tutti i problemi incontrati dai suoi uomini durante l'anno.

Ma dall’esterno, nonostante i ripetuti errori, non abbiamo avuto la sensazione che le cose si muovessero all’interno. Mentre avrebbe potuto chiedere ai suoi soldati più rigore per la 2e parte della stagione, Mattia Binotto sembrava aver perso la fiducia, come se fosse un dato di fatto che la Ferrari non potesse più nulla contro Red Bull.

Arrivato nel 2019 a dare una svolta a una Scuderia in cerca di nuova vita, Mattia Binotto è giunto alla fine del suo ciclo. La macchina sembra bloccata. La fiducia che il grande boss John Elkann gli aveva ribadito a Monza lo scorso settembre non sembra più rilevante. E quando una squadra non avanza, o ha molte difficoltà ad arrivarci, a volte è l’ideale apportare dei cambiamenti.

Questa è forse la soluzione migliore nel breve periodo perché dalla parte dei piloti Charles Leclerc et Carlos Sainz sono legati fino al 2024 e su di loro puntano gli esperti di Maranello. Competitiva all'inizio dell'anno, disorientata negli ultimi mesi, la Ferrari vuole rimettersi in carreggiata.

Per riuscirci non c'è niente di meglio che una ristrutturazione dell'organigramma a partire dal cambio del capitano perché l'arrivo del suo sostituto potrebbe instaurare una nuova dinamica nelle file transalpine per andare avanti.

No, di Jérémy Satis

Secondo me la Ferrari ha sbagliato a separarsi da Mattia Binotto. Naturalmente è stato l'italiano a dimettersi, ma non giochiamo con le parole, Ferrari lo ha accettato senza lamentarsi e se lui stesso ha concluso la sua missione è stato per la mancanza di sostegno dei suoi superiori.

Era l'uomo giusto per questo lavoro? Difficile dirlo quando non si naviga nelle baie di Maranello. Quello che osservo da fuori è innanzitutto che era un leader rispettato, un leader soprannominato dalla sua gente, e che la sua propensione a tutelare gli uomini e le donne della scuderia era fondamentale, soprattutto all'interno di una squadra mediaticamente ricca come quella Scuderia.

Con la separazione da Binotto la Scuderia non perde certo un grande team principale, ma sicuramente un direttore tecnico eccezionale, arrivato a Maranello nel 1995 come semplice apprendista. Sarà necessario sostituire un uomo, ma due funzioni.

Di cosa puoi biasimarlo in definitiva? La sua disastrosa comunicazione, innanzitutto. Volendo tutelare troppo l'immagine della Ferrari, finì per danneggiarla. Poi i numerosi fiaschi operativi. In effeti. Ma la Roma non è stata costruita in un giorno, e nella F1 moderna dove i grandi team decidono solo sui dettagli, l'obiettivo fissato dai vertici della Scuderia era tornare alla ribalta, non certo vincere direttamente il titolo dopo due anni di lotta .

Da questo punto di vista nulla da rimproverare a Binotto. Con 12 pole position e 4 vittorie, oltre al titolo onorifico di vicecampione conquistato da Leclerc, i risultati sono buoni e la squadra ha mostrato i progressi sportivi attesi. Binotto è un uomo estremamente intelligente.

Nulla le ha impedito di modificare la propria strategia di comunicazione per il 2023 e di apportare le modifiche necessarie a livello operativo per ridurre i rischi di intoppi strategici. Il cambiamento, se mai ci dovesse essere, riguarderebbe senza dubbio l'assetto stesso della Scuderia, con un focus da porre più sullo sport che sulla politica.

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Jeremy Satis

Grande reporter di F1 e appassionato di formule promozionali

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