Charles Leclerc: “Lo sognavo da quando ero piccolo”

Il monegasco torna nell'ultimo AUTOhebdo alla sua prima esperienza in Formula 1 in casa, segnata da una prestazione principesca nonostante un freno rotto, e dal legame con il padre e Jules Bianchi durante le gare.

pubblicato 30/05/2018 à 09:24

Bernard

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Charles Leclerc: “Lo sognavo da quando ero piccolo”

Una buona qualifica, un buon passo in gara e poi un contatto con la Toro Rosso di Brendon Hartley. Che cosa è successo?
Abbiamo perso i freni! Gli ultimi quattro giri prima del contatto sono stati molto complicati perché la pedalata era lunga e la frenata molto inconsistente. Una situazione difficile da mantenere che purtroppo si è conclusa alla chicane del porto. Mi dispiace un po' per Brendon, ma allo stesso tempo non c'era molto che potessi fare. Ho cercato di spostarmi il più a destra possibile, ma non è stato sufficiente per evitarlo.

 

 

Da quanto tempo aspettavi questo Gran Premio di casa?
Lo sognavo da quando ero piccola! Dovevo avere circa 4 o 5 anni quando ho partecipato al mio primo GP di Monaco. Stavo osservando la corsa dal terrazzo di un palazzo situato dopo la prima curva. Era l'appartamento dei genitori di uno dei miei migliori amici e giocavamo alle macchinine mentre guardavamo quelle grandi uscire da Sainte-Dévote.

Emotivamente, è stato difficile affrontare i ricordi di tuo padre e di Jules Bianchi (Charles Leclerc ha rilasciato un casco omaggio ai due uomini a Monaco)?

 

Entrambi sono sempre con me, non solo a Monaco. Senza mio padre, senza Jules, non sarei qui oggi e non ho bisogno delle strade del Principato per ricordarlo. Ogni mattina prima di salire in macchina penso a loro. Successivamente, una volta imbrigliato, ho un lavoro da svolgere.

Scoprite l'intervista completa e l'analisi del Gran Premio di Monaco, realizzata dal nostro inviato speciale dal Principato, nel numero AUTO 2167settimanalmente, disponibile in versione digitale e in edicola.

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