Marcin Budkowski: “Jean Todt mi ha insegnato molto sul livello di impegno e dedizione necessari per vincere in F1”

Dalla nativa Polonia, dove ritorna regolarmente, ai più grandi team di Formula 1, passando per le alte sfere della FIA: l'uomo ha degli aneddoti bellissimi da condividere. Intervista ad un talento poliedrico, ormai lanciato alla ricerca del futuro Robert Kubica.

pubblicato 11/02/2024 à 18:00

Julien BILLIOTTE

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Marcin Budkowski: “Jean Todt mi ha insegnato molto sul livello di impegno e dedizione necessari per vincere in F1”

© Andrzej Cieplik - Comm. AC

Cześć* Marcin! Dove siamo ?

A Katowice, nel sud della Polonia, dove ho preso parte ad una conferenza nell'ambito dello Śląskie Science Festival (la parte polacca della Slesia dove si trova Katowice. Nota dell'editore). Si tratta di un evento di grandi dimensioni con circa 60 persone presenti in tre giorni. Per la prima volta c'era una zona dedicata al motorsport dove sono stato invitato come relatore.

La scelta di a Renault 8 Gordini è un modo per dirci che ti manca la casa francese?

(Ride di cuore) Capisco a cosa vuoi arrivare: stai cercando di tendermi una trappola nella speranza di fare un titolo sensazionale! Più seriamente, è un prestito di “La Squadra”, importatore ufficiale della maggior parte dei marchi sportivi e di lusso in Polonia. Mentre li visitavo, mi sono imbattuto in questa vettura che è allo stesso tempo un'icona dello sport automobilistico francese e un omaggio al mio periodo alla Renault.Alpine.

Se oggi la Polonia è molto interessata alle automobili, quando eri giovane lo era meno. Allora come hai preso il virus?

Sono nato qui, ma sono cresciuto in Francia. I miei genitori sono polacchi ed entrambi scienziati. Mia madre è biochimica e lavorava nella ricerca medica, mio ​​padre è un informatico, specializzato in telecomunicazioni. Hanno avuto contatti internazionali e hanno collaborato con numerosi istituti e università all'estero. Erano quindi piuttosto aperti al mondo in un’epoca in cui la Polonia era ancora sotto il dominio comunista. Hanno avuto la possibilità di recarsi all'estero per congressi e convegni. Avevano contatti e molti amici in Francia e decisero di emigrare lì in cerca di una vita migliore. Ce ne siamo andati all’inizio degli anni ’1980, durante lo stato d’assedio che era stato instaurato. All'epoca il cibo era razionato, l'esercito pattugliava le strade, vigeva il coprifuoco. Avevo 5 anni e mezzo. Sono arrivato all'ultimo anno di scuola materna. Non parlavo affatto francese, ma a quell'età si impara velocemente.

Come è entrato improvvisamente il motorsport nella tua vita?

In

Julien BILLIOTTE

Vicedirettore capo di AUTOhebdo. La piuma si intinse nel fiele.

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