Nathalie, perché hai scelto questa Audi e-tron e il vecchio circuito?
È un cenno a due epoche. Questa Audi simboleggia le nuove tecnologie che non sono incompatibili con la potenza e il piacere di guida, ma con zero emissioni di CO2. Ti porto sul vecchio circuito, precisamente sul lato bancario di Stavelot. Questa è un'allusione al percorso di 14 km che era incredibilmente scoraggiante. E poi, come sapete, il circuito di Spa-Francorchamps festeggia quest'anno il suo centenario.
Da quale regione della Francia vieni?
Sono nato a Verdun l'11 maggio 1970. Ho trascorso tutta la mia infanzia in un villaggio della Mosa: Neuvilly-en-Argonne, poi a Briey nel Meurthe-et-Moselle.
Da dove nasce questa passione per il motorsport?
Dalla mia famiglia che ha trascinato le ghette su tutti i circuiti francesi negli anni 1970. Mio padre, mio zio, poi mio cugino hanno gareggiato in numerose coppe promozionali sul circuito. La mia gente dice che a tre anni piangevo a dirotto perché dovevo stare con mia nonna. Avevo il morbillo e non potevo accompagnarli a Magny-Cours. In una foto sono seduto nella Formula Renault da mio zio a Le Castellet nel 1976. Successivamente mio padre guidava una Renault 5 GT Turbo. Ho ricordi a Lédenon, Nogaro, Pau, Croix-en-Ternois… Per più di vent'anni, mio zio ha giocato in Coppa Europa. Alpine A310, Renault 21 Turbo, Clio Cup. Spesso come alzata di sipario F1. Avrò avuto 11 anni e ricordo che a Monza assistetti ad un concerto di Madonna.
Qualche pilota ti ha colpito?
Ricordo le gare di Superproduzione a Magny-Cours con Claude Ballot-Léna, con Jean-Pierre Beltoise in Peugeot 505. All'epoca
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