Gran Premio d’Italia 1988: L’addio del Commendatore

Di fronte ad una McLaren intoccabile fin dall'inizio della stagione, c'è sicuramente voluto l'aiuto del destino per realizzare un'incredibile doppietta. Ma il simbolismo era altrove.

pubblicato 11/09/2022 à 11:00

Jean-Michel Desnoues

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Gran Premio d’Italia 1988: L’addio del Commendatore

34 anni fa la Ferrari vinse il double in Italia dopo la morte di Enzo Ferrari © DPPI

Enzo Ferrari era morto tre settimane prima, il 14 agosto, nella sua casa, quando il tempio della velocità si era riempito per celebrare la scomparsa del grande uomo e comunicare con il squadra. Il Commendatore morì come visse, nel culto della segretezza e del controllo totale. Pertanto, secondo le sue ultime volontà, la sua morte fu annunciata solo due giorni dopo, dopo la sua sepoltura. Nessun funerale nazionale per l'uomo che ha portato così in alto i colori dell'Italia, e nessuna opportunità per i tifosi di rendergli omaggio.

Il tempo è splendido questa domenica 11 settembre all'autodromo e tutti sognano una vittoria in onore del padre fondatore. Anche questo lo sanno tutti McLaren rimane con un punteggio perfetto di 11 vittorie in 11 gare! Inoltre, al termine del riscaldamento, la gerarchia delle qualifiche viene rispettata con Ayrton Senna autore del miglior tempo davanti Alain Prost. Al via il francese ha fatto la partenza migliore e ha preso il comando. Non per molto, però, visto che il brasiliano, annidato nella sua ala, si sgancia e si inserisce alla prima chicane. Al termine del primo giro Senna è quindi in testa davanti a Prost, Berger, Alboreto, Cheever, Boutsen, Patrese, Piquet e Capelli.

In testa, per le due McLaren, tutto procede bene. Tra Senna e Prost la lotta è magnifica, ma presto compaiono i problemi per il francese, sotto forma di un motore Honda dal sound sempre più preoccupante, fino al momento in cui deve decidersi a riconquistare la tribuna. Questo è il primo grave danno meccanico subito da una McLaren dall'inizio della stagione e il primo ritiro dalla gara. Al 43esimo giro di una gara di 52, Senna era in testa con 25 secondi di vantaggio su Berger, ma il suo consumo era superiore al previsto. Dietro, l'austriaco e il suo compagno di squadra Alboreto hanno risparmiato abbastanza carburante per attaccare lo spirito liberato fino alla bandiera a scacchi. Sugli spalti la tensione sale.

Al cinquantesimo giro, a due giri dal traguardo, Berger era a soli 50 secondi dalla McLaren sopravvissuta. Non è molto, ma è troppo per essere riempito in così poco tempo. È allora che entra in scena Jean-Louis Schlesser. A sostituire con breve preavviso Nigel Mansell, colpito dalla varicella, Franck Williams ha chiamato il francese, unico pilota disponibile sul mercato a poter avere la Super Licenza indispensabile per prendere il via. In questo penultimo giro Senna si avvicina alla staccata della prima chicane alle spalle di Schlesser dal quale stacca l'ennesimo giro. Si avventa letteralmente sulla Williams e Schlesser, sorpreso dalla manovra del brasiliano, quasi sbaglia la staccata e va a posizionarsi il più possibile all'esterno della curva per lasciarlo passare. Nella fretta, le ruote posteriori della sua auto bloccarsi. Si arrampica sul vibratore e mette due ruote nell'erba.

Senna pensa di avere un viale da percorrere e non presta attenzione al povero Jean-Louis che rientra in pista facendosi piccolo il più possibile e tuttavia taglia la traiettoria della McLaren e la centra. Senna gira e si ferma. È abbandono. Gerhard Berger è in testa davanti ad Alboreto! Si levò un clamore quando le due rosse lasciarono la Parabolica e risalirono il rettilineo dei box. Il vecchio autodromo piange di gioia quanto di tristezza. Enzo ha l'orazione funebre e i tifosi hanno la loro messa solenne! In questo giorno dell'11 settembre 1988 è una Scuderia risorta quella che emerge dal calderone milanese.

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