Quattordici ore e quindici minuti, questo sabato, 30 aprile. Dopo cinquanta minuti di lotta per la vita o per la morte, Roland Ratzenberger, per la prima volta nella sua vita, si arrese; l'Ospedale Maggiore di Bologna lo ha dichiarato clinicamente morto. L'estrema violenza dell'urto non gli aveva indubbiamente lasciato scampo, e c'era da scommettere che il corpo che la carcassa dilaniata del Simtek aveva consegnato dopo aver completato la sua folle corsa a Tosa, fosse già senza vita. Fin dai primi secondi, del resto, vagamente, tutti avevano già capito che l'insistenza dei medici sarebbe stata vana. Tutti, all'improvviso, senza dire una parola, si erano riconnessi con una realtà che avevamo finito per dimenticare; vale a dire quello sport
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