Jo Bonnier, il pilota venuto dal freddo

Vincitore del Gran Premio, direttore del team, importatore Lola e presidente della GPDA, lo svedese era una personalità eterogenea nel motorsport. Il suo impegno per la sicurezza non gli impedì di essere ucciso cinquant'anni fa, durante la 24 Ore di Le Mans del 1972.

pubblicato 19/06/2022 à 14:00

Francois Hurel

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Jo Bonnier, il pilota venuto dal freddo

Le vaschette Lola da 2 litri regalarono a Jo Bonnier i suoi ultimi successi nel 1970 e 1971, compreso un titolo europeo © DPPI

Figlio di un professore di genetica, educato a Stoccolma (Svezia), Oxford (Inghilterra) e Parigi, tenente della Marina, parlante otto lingue, Joakim Bonnier (Jo per gli amici) non corrispondeva all'immagine che ci siamo fatti di un pilota F1. Dalla sua alta statura non mancava di carisma, ma poteva apparire freddo e distante. Anche in pista gli è mancata quella esuberanza che è prerogativa dei più grandi. Jo è nato a Stoccolma il 31 gennaio 1930. Lasciò rapidamente l'attività editoriale di suo zio per la Marina svedese, dove trascorse tre anni prima di lanciarsi nel settore automobilistico. Allo stesso tempo, corre dall'età di diciassette anni: moto fuoristrada, rally, gare sul ghiaccio... La Citroën 11CV e la prima HRG lasciano presto il posto a una Alfa Romeo 1900 SS, quando divenne distributore del marchio italiano nel 1954.

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