Quesnel: “Endurance, un guscio vuoto”

Olivier Quesnel, nel rapporto Endurance 2009 preparato da AUTOhebdo, esprime il suo verdetto sulla disciplina dopo un anno trascorso alla guida di Peugeot Sport. La franchezza c'è.

pubblicato 12/11/2009 à 10:37

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Quesnel: “Endurance, un guscio vuoto”

Alla fine di questa stagione 2009, come giudichi l'endurance rispetto alle altre discipline che conosci?
Prima di parlare di questa stagione nel suo complesso, voglio dire che ho scoperto una squadra Peugeot sport che è stato molto criticato ma che è notevole, come hanno dimostrato i suoi risultati. Ma ho avuto anche la conferma che l'endurance è una disciplina non strutturata, che si basa su una prova. Questa situazione non può continuare. Dobbiamo poter ammortizzare lo stesso budget su più gare, quindi su un campionato.

Avendo lasciato Le Mans, gli manca lo stress della competizione. Quando mi confronto con ciò che provo rallye, non è normale. A parte la 24 Ore, l’endurance è un guscio vuoto. Invece di fare test di preparazione, sarebbe bello correre davanti al pubblico durante le corse per il titolo. Basta premere il pulsante per innescare un fenomeno capace di interessare cinque, sei o sette produttori.

Attualmente ci troviamo in un contesto che vede i produttori uscire dal mercato F1 man mano che vengono implementate nuove tecnologie per affrontare le questioni ambientali. Nell’immaginario del grande pubblico, Le Mans viene utilizzato per convalidare questo tipo di lavoro. L’endurance è una miniera d’oro e ha una carta da giocare negli anni a venire. Devi semplicemente strutturare l'attività.

Hai rinunciato a gareggiare nel campionato Le Mans Series. Per quello ?
Se ho ben capito, e se credo alla volontà del suo promotore, si tratta di un concorso destinato a decollare alla grande. Penso che ciò richieda decisioni con cui, a breve termine, è difficile convivere, ma che, a medio termine, pagheranno profumatamente. Prima o poi dovrai investire, che sia in promozione, nei circuiti, nel calendario o nella copertura televisiva. Quest'anno la Peugeot si è recata solo a Spa, ma è bastato per ritrovarsi di fronte ad un Gran Premio di F1. Questo è un primo problema.

In pista abbiamo avuto a che fare con un certo numero di vetture guidate da persone che non hanno spazio in un dibattito che punta ad essere di altissimo livello, anche se la natura dell'endurance è quella di mescolare prototipi e GT. Alla Petit Le Mans la stragrande maggioranza delle GT2 erano guidate da professionisti e tutto è andato bene. Quello che noto è che stranamente, senza alcuna consultazione, l'Audi era a Sebring e anche noi; L'Audi era alla Petit Le Mans e anche noi, la Peugeot era a Spa e l'Audi non è venuta? Trai le conclusioni che vuoi.

Per me, Resistenza si intendono gare di almeno dieci ore. Facciamo un campionato mondiale di endurance e, all'improvviso, tutto sarà strutturato. Sotto l’egida della FIA o dell’ACO non importa, ma non può essere un campionato a buon mercato. Serve una competizione globale che preveda incontri storici e, allo stesso tempo, serie a livello continentale che interessino squadre che magari non hanno i mezzi o la voglia di competere contro squadre ufficiali. Se domani ci troveremo con quattro costruttori nella Le Mans Series o nell'ALMS, svilupperemo tutti una vettura per la 24 Ore e un'altra, che non c'entrerà nulla, per le 1000 km.

Trovate l'intera intervista con Olivier Quesnel, nonché il rapporto Endurance 2009 prodotto da Jean-Marc Teissedre, nel numero 1726 di AUTOhebdo disponibile in edicola.

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