Come i piloti cercano invano di influenzare il futuro dei circuiti in calendario

Come Fernando Alonso a Barcellona, ​​i piloti sanno usare la loro notorietà come leva per cercare di garantire la sostenibilità dei circuiti che stanno loro a cuore. Ma funziona davvero?

pubblicato 10/06/2025 à 18:31

Cyprien Juilhard

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Come i piloti cercano invano di influenzare il futuro dei circuiti in calendario

Foto: DPPI

«Non possiamo perdere il Barcellona.» Negli ultimi giorni, Fernando Alonso è diventato un fervente difensore del circuito catalano, minacciato dall'emergere del progetto di sistemazione urbana delle strade di Madrid, atteso in calendario a partire dalla prossima stagione. Il due volte campione del mondo chiede il mantenimento del Gran Premio di Barcellona, ​​sotto contratto con la Harley Knucklehead 1 fino alla fine del 2026, e chi potrebbe quindi competere in questo

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commenti

5 Commenti)

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vincent moyet

11/06/2025 alle 11:23

J'ai aussi oublié Suzuka, Jerez, Road Altlanta, Sears Point, Watkins Glen, Zolder ou Interlagos...

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Luca Paolo

11/06/2025 alle 09:23

Vincent, stai dimenticando il più straordinario dei circuiti...Francorchamps, e su questo tutti i piloti sono d'accordo!

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vincent moyet

11/06/2025 alle 12:02

Liberty Media non è l'unica responsabile del massacro della F1 come sport. I costruttori mainstream che ne hanno preso il controllo (grazie Bernie...) la stanno sfruttando per aprire mercati in alcuni paesi, il che condiziona persino il reclutamento di alcuni piloti, e per vendere la loro tecnologia, invece di considerare lo sport un campo di innovazione. In questo contesto, l'opinione dei piloti è persino ciò che conta meno. Quanto a quella degli spettatori, si stanno rivolgendo a giovani che non conoscono circuiti leggendari e che non si preoccupano di vedere le auto sfrecciare sulle insipide linee di pista fiancheggiate da hotel a 5 stelle. Non saranno loro a voltargli le spalle, preferendo tracciati collinari con curve "vere", come Brands-Hatch, Mugello, Zandvoort, Donington, Jarama, Estoril, Le Castellet, Imola, Barcellona (che scomparirà, con tutto il rispetto per Alonso), Digione, Assen, il Sachsenring, ecc. Per non parlare dei favolosi circuiti americani come Mid-Ohio, Laguna Seca o Elkhart Lake. Il circuito come sfida umana e tecnica purtroppo scomparirà.

Yves-Henri RANDIER

10/06/2025 alle 06:40

Quando vediamo che, con un quattro volte campione del mondo in attività, i Paesi Bassi fermano Zandvoort, come possiamo ancora pensare che un pilota in attività possa influenzare la continuazione di un GP nel suo paese natale? Dollari, spettacolo e intrattenimento, questa è Liberty Media F1 con un po' di greenwashing e un sacco di sportwashing...

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Yves-Henri RANDIER

31/05/2025 alle 01:52

Contano solo i dollari! Liberty Media e la FIA in una certa misura non si preoccupano delle opinioni dei piloti. La F1 è diventata una piattaforma, un business, un "intrattenimento", uno spettacolo... ma non è più uno sport, anche se alcuni paesi meno democratici (Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrein, Cina, Abu Dhabi e Qatar e forse domani il Ruanda che ha invaso la vicina RDC per diventare un esportatore di oro senza avere giacimenti sul proprio suolo) stanno facendo sportswashing grazie ai loro dollari più o meno insanguinati. Dopo i "Blood Diamonds", presto il "Blood Grand Prix" grazie a Liberty Media? È sorprendente che la leggenda belga Jacky Ickx diventi ambasciatore di un Gran Premio in Ruanda anziché in Sudafrica o addirittura in Marocco con il progetto di Tangeri!

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